Progetto Zumba al Centro Salute Mentale

SANLURI, 16 novembre 2015 - Un momento per stare assieme, rilassarsi e muoversi in allegria.
Una volta alla settimana al Centro di Salute Mentale della Asl pazienti, operatori, familiari ed esterni si incontrano, indossano scarpe da ginnastica e tuta, accendono lo stereo, e per un' ora seguono una lezione di zumba. Perchè non esistono solo i farmaci e una persona deve essere curata nella sua interezza.

<Curare –spiega la psicologa e psicoterapeuta del Centro di Salute Mentale Alessandra Medda - non significa somministrare solo farmaci; curare significa prestare attenzione alla persona in maniera globale stimolando e ottimizzando il potenziale che è in ognuno di noi in tutti gli aspetti: emotivo, mentale, fisico, sociale. Il progetto “Zumba” è un modo per contrastare l’isolamento sociale di molti pazienti, è uno spazio di condivisione>.
Proprio su questo presupposto si basa il progetto “Zumba”, una disciplina basata sul ballo e sull’apprendimento di coreografie.
<Il ballo – spiega l’infermiera specializzata Luisa Mereu –stimola endorfine migliorando il tono dell’umore, ottimizza capacità neuropsicologiche, innalza l’autostima e incentiva relazioni positive. Il movimento è importante e la musica aiuta la postura e la coordinazione dei movimenti. Inoltre operiamo in un contesto strutturato ma informale così gli utenti si comportano in maniera spontanea e rilassata>.

L’iniziativa ha riscontrato grande successo e le lezioni sono seguite da una trentina di persone.
Il progetto “Zumba” nasce dall’iniziativa di un gruppo di operatori del CSM, è un progetto interaziendale (partecipa anche il CSM di Senorbì) è a costo zero ed autofinanziato dagli stessi partecipanti per l’abbigliamento e l’attrezzatura.
Il prossimo passo è la partecipazione a un raduno di scuole di zumba a Cagliari, un modo per ballare, confrontarsi e stare assieme con gli altri appassionati della disciplina.

L’appuntamento con lo Zumba è tutti i martedì al Csm di Sanluri: è condotto dell’infermiera Luisa Mereu con la collaborazione dell’infermiere Bruno Artizzu e della psicologa Alessandra Medda.
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