Dall’animale all’uomo

L’uomo può infettarsi con virus dell’influenza aviaria a seguito di contatti diretti con animali infetti, e/o con le loro deiezioni, mentre non c'è alcuna evidenza di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova dopo la cottura.
Dal 1997 si sono verificati alcuni episodi documentati di influenza da virus aviario nell’uomo; in tutti i casi si è trattato di trasmissione da volatili domestici all’uomo.

Il quadro clinico determinato da infezioni umane con ceppi influenzali aviari compare dopo un periodo di incubazione di 1-7 giorni e può variare da una tipica sintomatologia influenzale con febbre, tosse, mal di gola e dolori muscolari, a infezioni oculari, fino alla polmonite e alla sindrome da distress respiratorio acuto. Nei casi finora documentati di infezione aviaria da ceppi H5N1, la mortalità nell’uomo varia dal 30 al 70-80%.
Nell’epidemia di infezioni da virus aviario H7N7 osservata nei Paesi Bassi nella primavera 2003, le manifestazioni sono state, per lo più, a livello congiuntivale, con alcuni casi di manifestazioni di tipo influenzale ed un decesso per sindrome da distress respiratorio.

La trasmissione da persona a persona di ceppi di influenza aviaria è stata osservata soltanto in occasioni limitate, in quanto i virus aviari non sono adattati all’uomo: un caso di trasmissione da persona a persona è stato osservato ad Hong Kong nel 1997 (virus H5N1); nei Paesi Bassi, si è osservata trasmissione interumana limitatamente alle forme oculari (Virus H7N7); Recenti studi, effettuati sia in Tailandia che in Vietnam, i due Paesi in cui si sono manifestati focolai di influenza aviaria nel 2004, hanno messo l’accento sulla probabilità che alcuni casi si siano generati attraverso contatti stretti e prolungati fra persone dello stesso nucleo familiare. L’ipotesi è scaturita dall’analisi di alcuni fattori quali: comparsa di più casi nella stessa famiglia, periodo di incubazione compatibile con trasmissione interumana, mancanza di contatto con animali malati per alcuni soggetti.